Alluce Valgo


L’alluce Valgo è una delle patologie dell’avampiede più diffuse nel mondo, soprattutto nei paesi più avanzati da est a ovest dove le popolazioni seguono maggiormente le mode legate alle calzature.

L’eziopatogenesi è essenzialmente data da lassità legamentosa e muscolare a carico dei flessori del primo metatarso e della pianta del piede.

Tale lassità, come dimostrato da diverse ricerche, può derivare proprio dall’utilizzo di calzature che costringono il piede a sobbarcarsi il carico corporeo in postura antifisiologica.

Non a caso, la patologia colpisce essenzialmente le persone di sesso femminile oltre 10 volte più di quella maschile. Probabilmente questo dato è indicativo riguardo la diversità di calzature usate da donne e uomini. Normalmente quelle maschili sono più “fisiologiche”.

L’aspetto clinico dell’affezione è dato da un Alluce che tende a deformarsi deviando verso il secondo dito, talvolta accavallandosi ad esso ma non sempre.

Nelle deformità più gravi appare anche un’esostosi a livello dell’articolazione metatarso-falangea definita anche “cipolla” o “patata” che è tipica di questa patologia.

Al valgismo pronatorio dell’Alluce si manifesta un varismo metatarsale.

L’esostosi sopra menzionata dà origine spesso ad una borsite da sfregamento contro il bordo della calzatura provocando forti dolori di origine infiammatoria.

Si ritiene più corretto non differenziarla in patologia congenita o acquisita in quanto l’unico vero fattore congenito può derivare dalla lassità muscolo-legamentosa che è comunque non così frequente.

Più frequente è una lassità muscolo-legamentosa acquisita nel tempo soprattutto quando già in età precoce le ragazzine ed i ragazzini ancora non completamente formati nella loro crescita, iniziano ad indossare calzature inadeguate ad una corretta postura in carico in favore di una migliore estetica.

A quale età si sviluppa l’Alluce Valgo?

In genere avviene in età adulta ma oggi è abbastanza frequente anche in età adolescenziale.

Nell’infanzia è molto meno frequente ma vi sono dei casi.

Come si diagnostica?

Attraverso l’esame obiettivo ma anche tramite radiografia in stazione eretta.

Come si può curare?

Questa patologia va affrontata chirurgicamente.

In linea di principio la correzione avviene quando inizia ad esserci una dolorabilità costante ed insopportabile.

 Viceversa finché non vi è dolore si può agire conservativamente utilizzando calzature comode e rispettose della fisiologia anatomica del piede.

Attualmente si effettuano interventi di chirurgia percutanea cioè l’Osteotomia Percutanea Distale che è l’ultimo ritrovato chirurgico molto meno invasivo rispetto agli interventi del passato.

Tale intervento permette al paziente di ritornare in piedi in 24/48 ore attraverso delle apposite calzature fornite dalla struttura sanitaria. La convalescenza avviene all’inizio con terapia farmacologica antidolorifica per 15-20 gg ed esercizi in scarico successivamente integrati da quelli in carico seguiti dal vostro fisioterapista di fiducia, unitamente all’effettuazione di fisioterapia strumentale quali crioterapia,ultrasuoni, laserterapia, tecarterapia.

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